28 giugno 2020

L'illusione, l'amore, il perdono, la delusione profonda: Silvio Berlusconi.


Con lo schianto del Pentapartito, travolto dallo tsunami giudiziario, il vuoto sembrava dover essere coperto dai reduci del muro di Berlino di Achille Occhetto, ma arrivò lui come una ventata di aria fresca nella calura estiva, pesante e ferma, e io lo votai, la ggente lo votò. La speranza di molti fu quella di vedere realizzate riforme che la melassa della Prima Repubblica, Le difficoltà erano immani e ce ne accorgemmo subito dal fuoco incrociato sparatogli addosso da istituzioni, stampa di regime, procure, volto a eliminare colui che magari con una battuta di spirito cercava di risolvere un affare di Stato.
Tuttavia, nonostante maggioranze parlamentari senza precedenti, dopo tre governi e vent’anni e più giocati da protagonista, il risultato è stato scarso. È suo il merito del bipolarismo, aver evidenziato deficit strutturali della democrazia italiana. Se aveva intuito la malattia, la cura però fu pari a un bicchiere di Alka-Seltzer.
La riforma fiscale restò una chimera, Il tasto dolente della giustizia è stato battuto freneticamente, ma solo per scontri da guerriglia e spesso pro domo sua. Gli errori del passato si riproducevano pari pari, condannando la maggioranza parlamentare e il Governo a pestare acqua nel mortaio.
Lasciare i meccanismi di spesa pubblica intonsi nei fondamentali e non scalfire lo status quo burocratico, sono stati gli errori clou, per i quali era al governo e non governò, aveva il potere ma non comandò, aveva promesso e non mantenne.
L’errore più grosso fu non aver creato volutamente una classe dirigente che ne potesse gestire politicamente il percorso e raccoglierne l’eredità. La logica era chiara: meno personale politico possibile, pensante e capace, in modo da poter contare sulla fedeltà. Peccato che lui stesso abbia pagato il prezzo dell’insipienza e si sia ritrovato tradito dagli stessi che aveva miracolato.
L’idea di un centrodestra moderato e liberale, che potesse avere tra i propri alleati gli stessi che lo accompagnarono nella cavalcata nel ‘94 ma sui quali potesse fare lui da guida è naufragato lasciando a ogni livello politici impreparati e un partito a percentuali omeopatiche. La debolezza consegnataci in eredità ha spianato la strada a caudilli e arruffapopoli. E il treno delle riforme sul quale eravamo saliti sta lentamente dirigendosi verso il baratro.
Personalmente l'ho votato,o lui o la Lega alleata, ho perdonato uno stile deficitario, personalismi giudiziari, nipotine e veline, olgettine e scandaline. Ho sperato che alla fine facesse qualcosa di "liberale" ma la delusione è stata pesante, come gli amori finiti che lasciano il senso dell'amaro e della pochezza della persona in cui s era creduto.
Anzi peggio, oggi vedo la sua rivoluzione televisiva come l'inizio della fine del concetto di competenza e critica, l'avanguardia della massificazione e dell'appiattimento. Il Maurizio Costanzo Show ci insegnò che un fisico nucleare aveva lo stesso diritto di parola televisiva di una parrucchiera di Voghera... Sono profondamente pentito.
(alcuni brani sono stati liberamente tratti da lavocina.it)

Nessun commento:

Posta un commento

Sii gentile, sii educato, sii costruttivo

Vogliamo “li sordi che ci cacciano in tasca dall’Europa, quelli che cce devono da”.

  Ho la spiacevole, ma netta, sensazione che il "glorioso popolo italico" non abbia contezza di cosa sia il  Piano Nazionale di Ri...