30 luglio 2020

Si può essere liberi di morire? Vorrei poter scegliere


Ci siamo sempre posti il problema di vivere, sopravvivere, curare, guarire, salvare; da millenni lottiamo contro la morte e la sofferenza ed è stata una corsa continua verso il progresso della medicina e della ricerca sociale per alleviare forme di degrado ambientale e sociale per dare "più vita", più anni di esistenza.

Alle stesso tempo, negli stessi millenni, abbiamo studiato come togliere la vita in modo efficace e distruttivo, dalla clava ai missili nucleari ipersonici, introducendo il concetto fondamentale di scelta di morte lecita e illecita, la morte altrui per preservare un benessere, un vantaggio e un egoismo.

Può l'uomo decidere della vita di un altro uomo? La risposta è sempre stata "sì" dicendo sempre di "no".
Le religioni sono state, per millenni, le depositarie del concetto di morte e post morte, di quanto c'è prima e soprattutto dopo, ma hanno sempre ucciso e permesso di uccidere: la Bibbia è piena di omicidi e genocidi, il Cristianesimo ci dice la che la vita è un dono di Dio ma "uccideteli pure tutti, Dio sceglierà i suoi", la pena di morte in Vaticano è stata legale dal 1929 al 1969, prevista in caso di tentato omicidio del papa. Venne formalmente rimossa dalla Legge fondamentale solo il 12 febbraio 2001, su iniziativa di Papa Giovanni Paolo II. Per i musulmani mi sembra che il concetto di omicidio sia ben concepito, se di infedeli anche con premi nell'aldilà.  

Eppure siamo spesso confusi sul concetto di morte degli uomini se è vero che ci commuoviamo per un delfino spiaggiato e meno per i bambini che muoiono di naufragio.

Insomma in tutta questa confusione sul diritto alla vita ci si dimentica del diritto di morire. Migliaia di persone che vogliono andare in cliniche svizzere per una morte assistita; oppure cercare un medico pietoso e compiacente il quale, rischiando grosso (omicidio volontario), stacca una spina, inietta qualcosa, per sollevare il pianto dei congiunti davanti ad una vita terminale e sofferente. 

Anche sul concetto di sofferenza c'è molta presunzione, direi. Personalmente vorrei la libertà di togliermi la vita in modo dignitoso e quando desidero farlo e per mie motivazioni. Vorrei ci fosse un "kit della buona morte", una scatola con pasticche che ti fanno addormentare e poi morire nel sonno in modo lieve e con piena dignità. Invece se oggi volessi suicidarmi dovrei procurarmi barbiturici, corde per impiccagione, pistole, lamette, insomma cose che renderebbero difficile (e incerta) l'esecuzione e dolorosa l'applicazione. 

Si può decidere di essere stanchi di vivere? Si può togliere la propria presenza al mondo in modo dignitoso? Si può non aver più voglia di proseguire il viaggio della vita scendendo dal "treno"? Ho il diritto di essere vigliacco e non aver il coraggio di affrontare quello che la vita mi riserva? Oppure qualcuno (oltre alla mia coscienza) può o deve decidere per me?

Mi piacerebbe sapere la Vostra opinione

(Mentalmente Normale, NormaMentale, Marco Cestelli)

27 luglio 2020

La pietà di oggi è il problema di domani? Le contraddizioni del nostro essere occidentali

Mandiamo soldi in Africa e ci compriamo un po' di coscienza, laviamo un po' del nostro peccato permanente di "ricchi occidentali".

la Chiesa, le ONG, Opere umanitarie di vario genere ci offrono ogni giorno le drammatiche condizioni di milioni di bambini, in TV e sui social passano di continuo queste immagini e la gente è portata a condividere un po’ del suo pane quotidiano con loro. La partecipazione emotiva e popolare permette l’adozione a distanza di tanti bambini in preda alla fame e alle malattie, alle carestie e alle guerre.

«Poi un giorno, dopo quindici anni, quelle immagini che prima mostravano poveri infanti denutriti e malati ora raffigurano baldi giovani che cercano di sbarcare clandestinamente in Europa. Mentre prima ci facevano stringere il cuorein preda al disagio emotivo, ora ci fanno rabbia perché osano cercare il benessere occidentale. Eppure, molti ce la fanno e in qualche modo vengono integrati nel nostro sistema. Ecco,quel bambino ormai cresciuto e che è riuscito a sbarcare da noi ringrazia il cielo ed è, magari, felice di quello che il destino gli ha riservato… ma il suo livello di scolarizzazione è molto basso per gli standard europei, la lingua la conosce, ma non tanto da poter diventare un impiegato, le sue esperienze di vita e di lavoro hanno un valore molto basso per il nostro sistema, per cui il nostro giovane immigrato potrà accedere solo ai lavori pesanti, manuali e non certo ben pagati. Non avendo qui la sua famiglia, né agganci, non ha una casa e così riesce a trovare alloggio solo nelle periferie più povere. 
I suoi figli saranno meno grati al mondo per aver scampato guerre e fame e si ritroveranno poveri tra i poveri, immersi nelle periferie più degradate, con scuole scadenti o problematiche, con compagni anch’essi frustrati e pieni di rabbia verso un mondo che, di fatto, li relega ai margini del benessere, con telefonini e tablet ma senza cultura e senza ascensori sociali ragionevoli.
Ma con un’aggravante fondamentale, qui possono vedere i ricchi e i benestanti, possono desiderare il benessere vero ed esserne davvero frustrati. A te, figlio di immigrati, sono preclusi gli accessi al vero benessere di un sistema sociale a cui non sei stato in grado di aderire. Da questo insieme di frustrazioni nascono i problemi che hanno anche in Francia con le banlieue, ovvero delinquenza e ricerca di un’identità sociale; qualcuno la troverà nella religione islamica, quale elemento di identità distintiva contro quel mondo che invece li emargina; qualcuno noleggerà un camion, sparerà in un locale, si incamminerà verso l’integralismo e la lotta violenta contro quel mondo che in qualche modo lo ha adottato, che salvò suo padre dalle guerre e dalle carestie, che lo ha immesso nel sistema scolastico e gli ha fornito i libri, i cinema, i musei e i centri culturali, allo stesso livello dei nostri ceti meno abbienti. Purtroppo, la religione islamica viene vissuta da queste persone solo nella sua accezione violenta e jaedista, se scegli la pagina sbagliata del Corano ti senti autorizzato a uccidere.»
(tratto da "Il bene minore")

Mentalmente Normale, NormaMentale, Marco Cestelli

20 luglio 2020

Non è detto che la DEMOCRAZIA sia la forma migliore


2084 

"Quel giorno il Governo, ormai ridotto da tempo ad un mero consiglio di amministrazione nazionale, decise i parametri dei nuovi referendum: nel nuovo panorama democratico non esistevano più i partiti ai quali non credeva più nessuno, ridotti com'erano a semplici contenitori di mutevoli opinioni, rissosi e chiassosi, capaci solo di litigare sulla base del consenso vuoto e inconsapevole. I partiti non proponevano più visioni e progetti sociali ma gestivano soltanto il consenso attraverso raffinate analisi degli umori, banderuole al vento della sensazione, senza più uomini e leader capaci di dare un disegno del futuro prossimo venturo, legati sempre all'imminente sentire senza pensare ai giovani e al futuro. Pertanto l'unica soluzione fu la possibilità di creare un enorme consiglio di amministrazione nazionale parcellizzando la partecipazione di professioni e sensibilità, categorie e religioni, appartenenze etniche e sociali. 

Quel giorno la neodemocrazia razionale doveva decidere se permettere la scelta del colore della pelle e dei capelli del futuro figlio attraverso l'ingegneria genetica nel concepimento in provetta, poi un referendum istantaneo sull'introduzione di nuove centrali nucleari a fusione fredda per rispondere alla maggior domanda di energia. Per il primo la commissione governativa stabilì i parametri nel seguente modo: medici, biologi, filosofi e religiosi coefficiente 2.3, laureati in materie tecnologiche 1.6, laureati in materie umanistiche 1.4, diplomati 0.4 meno dei laureati, non diplomati, disoccupati e massaie 0.6 il coefficiente totale, madri e padri aggiungono 0.2 al loro coefficiente di cui sopra. Pertanto ogni voto non vale uno come ai tempi della democrazia classica, bensì il voto viene pesato in base alle specifiche competenze."

Non si può imporre un regime democratico, non funziona mai senza una laica presenza costante di principi etici condivisi e comuni. Soprattutto non può esistere vera democrazia senza una diffusa scolarizzazione e conoscenza storica, un'autonomia di pensiero e conseguente capacità di analisi. Mi si potrebbe obiettare che le masse non possiedono quasi mai tali caratteristiche, ed è vero; ma un tempo bastava il sano buonsenso e una credibile esperienza di economia familiare per determinare una partecipazione intelligente alle istituzioni democratiche.

Poi le cose sono cambiate negli anni per pochi, profondi, circostanziati motivi: crollo del muro di Berlino e fine delle grandi famiglie ideologiche post belliche
nuove tecnologie e conseguente globalizzazione dei sistemi di informazione, commercializzazione e della finanza
fine della società basata sulla condivisione sociale, sulla famiglia, e inizio della individualità tipicizzata ed esasperata

Se mettessimo idealmente questi fattori in un mixer e lo scuotessimo ben bene otterremmo una società liquida come quella che stiamo vivendo quotidianamente. Non esistono più le ideologie e quindi neppure lo studio della storicizzazione delle medesime, non si condividono pensieri e discussioni, non ci sono più partiti o pulpiti religiosi che mediano il pensiero o che raccolgano gli umori sociali e comuni e li riportino in alto nella politica democratica. Ognuno pensa di essere una monade politica che partecipa al grande gioco della democrazia attraverso il filtro della propria esperienza personale. Ognuno di noi ascolta solo quello che ama sentire. Perché tutto questo? Perché i partiti sono diventati gestori di consenso, raccoglitori di umori, propositori di sensazioni, erogatori di slogan che prefigurano risposte semplici a problemi complessi. In poche parole la politica e quindi la vita democratica non si basa sull'analisi e la condivisione delle analisi e delle soluzioni, bensì si affida alle dinamiche commerciali.

La Democrazia fallisce in assenza di cultura vera

mentalmente normale, NormaMentale, Marco Cestelli

14 luglio 2020

Talvolta si ha l'illusione di vivere in un paese normale, "ma anche no"! (Autostrade)


Appunti sull'imprenditoria italiana (e il caso Autostrade): ogni imprenditore cerca di fare il bene della propria azienda, questa è la natura del capitalismo; lo Stato ha il diritto/dovere di incanalare questa insopprimibile tendenza verso il bene comune creando ricchezza, distribuendola anche ai più deboli, regolamentando la libertà di impresa nel modo più virtuoso possibile. Per tutti.  
Nel paese del "tengo famiglia", recordland di corruzione e concussione, l'impresa è di due tipi: quella che si basa sulla sopportazione delle regole e quella che cerca scorciatoie e mangiatoie, in accordo e complicità con la politica, i politici, quindi lo Stato e gli enti pubblici.

Di fatto in Italia c'è una casta politica (innegabile e ben riconosciuta) e una casta privilegiata di imprenditori, Tronchetti Provera e Benetton sono di questa categoria per colpa di una politica cialtrona o sbadata.

Dare beni pubblici alla gestione privata è una buona idea se crea concorrenza ma se cedo beni pagati da tutti che non hanno concorrenza e si danno regole astruse a beneficio privato, si crea un danno per tutti: la rete telefonica e autostradale non ha una struttura simile concorrente, è unica, pagata da tutti per decenni; questo vale per le reti telefoniche come quelle autostradali. 

Quindi si stipula un contratto e su quello si basa il tutto. Il governo Prodi (che io non ho votato) mise delle regole ragionevoli a vantaggio di tutti (controlli, costi, revisioni, standard di servizio, margini di guadagno del privato), poi i Benetton finanziarono nel 2006 la Lega (di Bossi e Salvini già all'epoca) e nel 2008 il governo Berlusconi (che ho votato, Ministro Meloni alle politiche giovanili) tolse i vincoli e "sbracò" a vantaggio dell'imprenditore veneto. Mea culpa. 

Ora il contratto c'è e va rispettato (dura lex sed lex): dunque o lo Stato si impone e paga penali tra i 7 e i 23 miliardi che non ha, oppure trova un accordo. Il ponte Morandi è responsabilità dei Benetton e la loro sete di profitto? Se la Magistratura appura questo l'ASPI (autostrade) pagherà un risarcimento congruo alle vittime del crollo e tutti i costi della ricostruzione, più i danni economici alle aziende dovute alla mancata circolazione. Se fosse, per ipotesi, crollato perchè un aereo di linea è andato a sbattere contro il ponte, sarebbe la compagnia aerea a farsene carico.

Lo stato tratti con i Benetton, non faccia battaglie ideologiche che non ci possiamo permettere, cerchi di migliorare, limare, soppesare, scrivere di nuovo un accordo, venga a patti (vantaggiosi) ma sempre in punta di diritto. Corregga la scellerata scelta dei politici precedenti ma non sia ridicolo per i titoli dei giornali. 

Invece di riformare il mondo dei rapporti imprenditoriali "assistiti e parassitari" di una casta imprenditoriale che privatizza i profitti e pubblica le perdite, ovvero il metodo mafioso dei colletti bianchi, quasi un neo feudalesimo capitalistico che mortifica una nazione europea appena decente, assistiamo alla reazione isterica, fanciullesca e ridicola che i 5S esprimono: il ponte è crollato per colpa vostra, e noi vi togliamo il giochino.  

E' tutto molto ridicolo, solo a vantaggio dei giornali di basso profilo, grandi titoli sui giornali per ingannare i deboli culturali che bevono la notizia e non ragionano da statisti (e non hanno il dovere). Si parla alla pancia e non alla testa.

Mentalmente Normale, NormaMentale, Marco Cestelli

10 luglio 2020

Il privilegio degli ... "ant'anni"


No, non c’è nessun privilegio ad avere “ant’anni”, molto meglio “enti o enta”. L’età non regala gioia in confronto alla giovinezza. Però un privilegio, noi Anta, lo abbiamo indubbiamente avuto: la musica.

Abbiamo avuto la fortuna di conoscere e la miglior musica degli ultimi 100 anni, di viverla intensamente, e lo abbiamo fatto con la ritualità, l’attesa e la conquista, che si riservano alle cose importanti.

“In principio furono i Beatles”, quelle canzoni, che ho vissuto solo dopo che Yoko Ono (la strega maledetta) aveva ormai compiuto la sacrilega opera di dissoluzione del gruppo musicale più famoso del mondo (sempre che sia stata lei, non saprei davvero ma fa comodo dare la colpa ad una icona negativa), furono l’inizio di una rivoluzione giovanile. Non è vero? Forse no ma sono rimasti il simbolo di un momento storico: ragazzi c’è musica per voi.  Il mio maestro alle elementari, li considerava, a posteriori, l’inizio della fine, roba da poco venduta per molto, un’inspiegabile prodromo della decadenza dei tempi.

Poi le illuminazioni musicali presero a farsi serie: per me Pink Floid e Genesis.  Poi David Bowie e, per i più moderati, Elton John. Ogni disco che avrebbe visto la luce veniva anticipato da un tam tam di attese, li ascoltavamo negli stereo (magari) rigorosamente in 33 giri.

E gli italiani? Battisti, De André, tutta l’epopea dei cantautori, impegnati politicamente (sigh, sempre di sinistra) e i grandi interpreti che ascoltiamo ancora oggi, Mina e la Vanoni, Mia Martini ...

Poi arrivarono le radio private, iniziò l’orgia musicale degli anni ’80, l’equivalente della V Banda TV con le televisioni locali e l’esplosione di Fininvest. Jeans Levi’s e Fiorucci, magliette Fruit of the Loom…

Noi ascoltavamo e commentavamo, partigiani di quello o di questo, come quando si parla di calcio con la differenza sostanziale della parità di genere: la musica riguardava anche le donne. Il miglior batterista (Ian Paice? Bonham? Phil Collins?) oppure chi il miglior solista di chitarra elettrica, quado le Fender Stratocaster “piangevano e parlavano” in assoli lunghi quando un pranzo, e dove Gilmour andava oggettivamente per la maggiore (era anche di molto belloccio, il che non guastava). Il “povero Ringo Star” l’unico vero sfigato (si fa per dire) della storia musicale: bruttino e bravino ma … Beatles.

E le parole dei cantautori divennero le nostre parole, le cantavamo assieme quando trovavamo qualcuno che suonava la chitarra, le sapevamo a memoria. Erano vere poesie e non ce ne rendevamo completamente conto, anche nella “leggerezza” de “la canzone del sole” o nelle visioni intimiste e impegnate di De André, nelle prolusioni “proletarie” di Guccini; per me e per molti furono letteratura viva, pulsante, vitale.

I più esotici leggevano classifiche straniere, “The dark side of the moon” in classifica per un’era geologica dei primi 100 di Bilboard… E cresceva costante e prepotente la mitologia anglosassone per cui l’Inghilterra sembrava la terra promessa della civiltà e del progresso giovanile (ma quando mai).

Oggi rimangono i ricordi e Youtube che ci dà tutto e di più, brani e concerti e persino i testi con un click, e mi viene una tristezza vedere quegli eroi musicali, ormai vecchiotti, che insistono a tenere capelli lunghi (bianchi o tinti) e ballettare con movimenti pelvici sui palchi come facevano un tempo, quando erano icone, modelli o veri e propri sex symbol. Ma sanno suonare e suonano ancora perché la musica ’70 e ’80 si basava anche sul virtuosismo e non sui computer e basi preconfezionate, e sanno cantare davvero … ancora.

Come ogni generazione che si rispetti sento la musica attuale e la commisero pietosamente quando l’unico davvero degno di essere commiserato sono solo io che invecchio e “non capisco” come fecero con i miei gusti musicali ai miei tempi.

Ma c’è luce in fondo al tunnel, grazie ad un film sono tornati e apprezzati i Queen, i miei figli li ascoltano e cantano e io, da buon “Anta”, li guardo con aria di sufficienza e compiacimento … “ah, allora anche voi …”

Mentalmente normale, NormaMentale, Marco Cestelli

08 luglio 2020

In ogni caso ... lasciate stare i pipistrelli


Una lunga quaresima senza "pasqua" ci ha investito come un treno in piena corsa: state a casa, tutto fermo, tutto congelato. "Potresti infettarti, potresti infettare, ognuno faccia la sua parte, andrà tutto bene".

Mentre un silenzio surreale regnava ovunque, uscivo con pudore, semiclandestino, per fare la spesa per me e mia madre, con mascherina e guanti, con l'autocertificazione, con l'ipotesi di un controllo delle forze dell'ordine, doveroso ma spiacevole. Al supermercato dei “pretoriani” regolavano la fila degli ingressi, sguardi bassi e laterali scrutavano il mio comportamento tra frutta e verdura, tra gli scaffali, alla cassa, qualcuno ne sa sempre più di te anche di Coronavirus. 

Ogni sera, però, trovavi conforto per il tuo impegno sentendo l'aumento dei "positivi", quanti ricoveri, quanti deceduti. Una via crucis in cui facevamo finta di non immaginare il disastro economico che ci aspetta #andratuttobene.

 

Finché è arrivata l'onda lunga del cretino, all'estero facevano i simpatici e stavano peggio di noi, poi tutta una serie di” no al vaccino" "Si al plasma" “No all’APP”, viva la Cina e Cuba che ci mandano gli aiuti veri, abbasso la UE che non ci aiuta e non capisce. Poi mille ipotesi sul 5G, scie chimiche, inquinamento quale veicolo, ecc... Pazienza. 

 

Cosa sappiamo di quello che è successo: sono morti prevalentemente anziani, con problemi vari, in maggioranza poveri o soli nelle case di cura. 

E ora? Nei tg ci dicono festanti che ne muoiono pochi, come se quei pochi non fossero uguali a quelli morti prima. Ah i guanti sono controproducenti.

Oggi le cose sono molto cambiate, c’è una notevole rilassatezza, siamo più leggeri, la gente è in strada e nei locali, mi dimentico spesso della mascherina, aspettiamo l’autunno notando che in spiaggia il virus necessita di 4 metri di distanza, in discoteca 1 metro, al supermarket 1.8, nello sport pochi centimetri.

 

Ma quello che mi spaventa di più (a parte la questione economica) è la continua, incessante, reiterata contraddizione tra gli uomini di scienza:

La pandemia è iniziata a gennaio, anzi a dicembre, anzi era tra noi già a ottobre

L’origine è il pipistrello, anzi il maiale o il pangolino (ricordate l’HIV? Si trasmette per vie sessuali proveniente dallo scimpanzé … ma come hanno fatto?)

Il virus è tra noi, il virus è morto, sta mutando, sta morendo, sarà più forte di prima, a ottobre sarà letale, il vaccino tra 18 mesi, a settembre è pronto, sarà pronto ma il virus cambia, …

 

In pratica stiamo vivendo questa estate come una sorta di ricreazione, finché c’è il sole e l’estate prendiamoci una vacanza in attesa della tempesta (economica o virale)

 

In questo marasma ci sono, però, 2 certezze: primo, un altro Lockdown in autunno non siamo in grado di sopportarlo economicamente, secondo… nel dubbio, smettete di mangiare pipistrelli.

 

Mentalmente normale, NormaMentale, Marco Cestelli

03 luglio 2020

L'arte politica della Supercazzola: il popolo sovrano non sa più votare

Proprio così, non sappiamo più votare per il Parlamento nazionale; non è una mia valutazione sui partiti ma la constatazione di quanto sta avvenendo. Insomma anche la democrazia ha i suoi limiti.

Le mie impressioni:
abbiamo un governo di colore opposto a quello precedente nella stessa legislatura; il partito "perno" ha il 33% dei parlamentari ma in due anni ha perso la metà dei consensi (non solo nei sondaggi, anche alle elezioni europee). Tutto legittimo.

il governo attuale ha un premier molto popolare per come ha gestito (paternalisticamente) la pandemia, è più un gestore, un mediatore che un leader, visto che non sappiamo cosa pensi davvero. Però "si presenta bene e piace".

l'opposizione è in grande crescita complessiva ma è politicamente divisa e non vuole andare al governo, avesse un programma e un progetto lo si capirebbe ma è evidente che stanno meglio all'opposizione per poi erodere potere locale e lasciar gestire la crisi economica incombente al governo attuale.

il partito maggiore attualmente in parlamento ha perso un po' tanto della propria integrità sbandierata, è il maggior oppositore del governo ma non vuole andare a votare perchè almeno la metà dei parlamentari rimarrebbe a casa, non sa chi è il suo leader, ne aveva uno ma ora se ne presenta un'altro più radicale, così sono di "lotta e di governo", dice NO a tutto e accetta buona parte delle decisioni "forzate" che ci vengono imposte.

il secondo partito è un bel contenitore di voti e funzionari, di parlamentari e di apparato, è più istituzionale e perlomeno garantisce che il governo non bagnerà troppo il pavimento sbagliando la mira orinando fuori dal vaso.

Come Lazzaro è risorto dalla tomba un'altra forza politica che è disposta a tutto pur di esistere, si scopre istituzionalmente più corretta e pronta a tutto per rimandare il voto (anche questi verrebbero miniaturizzati)

Dunque: la maggioranza dei parlamentari parla contro l'Europa ma non lo dice, lo pensa ma lo sussurra, vuole i soldi UE ma fa affidamento "nelle risorse nazionali" che non sapevamo di avere. E' contro il MES, contro il SURE, contro la BCE, contro tutto ciò che possa ledere la nostra sovranità politica (visto che siamo così bravi, sia mai che qualcuno possa far meglio), quindi contro la famosa TROIKA per non far la fine della povera Grecia. Odia la Merkel come si odia il genitore che ci vieta di andare a ballare fino a tardi ma sappiamo che sarà lei a darci un pasto tutti i giorni e la paghetta il sabato. 

Da agosto lo spread (ovvero i soldi che spenderemo tutti noi per pagare i debiti di stato) rischia di fare come nel 2011, montagne russe in negativo. A settembre inizieranno i dolori veri del post pandemia e abbiamo un governo che sta in piedi per miracolo. Non vogliamo fare le riforme vere, non vogliamo i soldi per farle, non vogliamo niente se non aiuti di Stato a pioggia, non vogliamo la APP, non vogliamo il vaccino, non vogliamo la UE, non vogliamo uscire dalla UE, insomma ... siamo in stato confusionale perenne appena appena confuso con la prova costume per passare delle buone vacanze. 

Allora penserei che sarebbe il caso di votare, no? No, non si può. Perchè? Perchè gli italiani voterebbero le persone sbagliate. Cioè? Quelli che dicono di essere contro tutto ciò che in realtà ci tiene in piedi. Ma se lo vogliono gli elettori? Non funziona così in democrazia? No, perchè non si sa con quale sistema votare, si creerebbero maggioranze contraddittorie, poi questi dovrebbero votare il prossimo Presidente della Repubblica, insomma è un casino. 

ECCO, appunto, è un casino: in punta di diritto costituzionale siamo prigionieri di noi stessi, abbiamo paura di noi stessi, non siamo in grado di pensare ad un governo, ad una linea, ad un progetto nazionale. Personalmente mi fanno letteralmente schifo i partiti che vanno per la maggiore, non li voterei neanche con una pistola puntata alla tempia ma ... STIAMO LASCIANDO CHE SI GIOCHI UNA PARTITA PIETOSA SULLE NOSTRE TESTE, non sappiamo più votare.

Mentalmente Normale, NormaMentale, Marco Cestelli

01 luglio 2020

La scuola italiana dei "miracoli"

Una delle cose più "italiane" che ci sono in Italia è la scuola, talvolta cenerentola, talvolta principessa, spesso "contenitore di tutto".
C'è un investimento più importante dell'insegnamento per il futuro di una nazione? No. 
C'è un investimento meno produttivo nell'immediato presente della scuola? No. 
Ecco, la scuola è roba per statisti, e di questi abbiamo particolare carenza; pensare oggi alle generazioni future. 
Quindi farei alcune osservazioni personali sul concetto italiano, e politico, di scuola:
per rendere "produttivo" il sistema scolastico i nostri eroi partitici lo hanno concepito, negli anni, come un bacino di consenso attraverso concorsi in prossimità elettorale. Spessissimo le strutture sono vecchie e malandate, pensate nei decenni passati come contenitori di classi; "Sgarrupate". 
Gli insegnanti sono assunti a vita, se di ruolo (roba da anni '90) oppure condannati ad una estenuante precarietà. 
Valutazioni di efficacia dell'insegnamento? Non mi risulta che qualcuno sia stato espulso per inadeguata capacità a insegnare. Non mi risulta che qualcuno sia stato premiato per il grande impegno e per la propria capacità didattica. 

lo Stato ha stipulato un contratto fittizio con gli insegnanti per il quale: "ti pago poco, pretendo poco, tante vacanze, poche valutazioni, se vuoi ti lascio arrotondare in "nero" con lezioni pomeridiane, rompiamoci poco le scatole e tutto andrà bene. Come? Ti tocca pagare le fotocopie? La carta igienica? Materiale didattico self made? Suvvia, è sempre meglio che lavorare...hai mai visto un insegnante licenziarsi per andare a lavorare altrove? "

Poi il corpo decente presenta due caratteristiche antropologiche di grande interesse: 
  • la maggior parte dei concorrenti sono meridionali, che spostiamo al nord (dove ci sono posti vacanti) e poi tra legge 104, artifici vari riporto al sud. 
  • La maggior parte sono donne, più basso è il livello scolastico (dagli asili, primarie e secondarie) maggiore è la percentuale di donne insegnanti, più si sale (superiori e università) aumenta la percentuale di presenza maschile. 
Poi ci sono le "private", parificate ecc.. che, a dispetto della Costituzione, vengono finanziate dalla mano pubblica e svolgono un ruolo fondamentale sia per la libertà di insegnamento che per il servizio che, dicono (e ci credo), è essenziale per coprire necessità didattiche non coperte dallo Stato: pagano meno i docenti ma in cambio danno punteggio. 

Sembra che l'81% dei plessi scolastici non abbia accesso ad una buona connessione di rete, e questo la dice lunga su come viene considerata la scuola. Sulle attrezzature scolastiche, laboratori tecnici, scientifici, linguistici.. se tanto mi da tanto non siamo messi bene. 

I genitori sono parte integrante del sistema scolastico? Certo che sì, con i decreti anni '70 e '80 sono parte integrante del processo educativo ma invece di catalizzare processi di incremento delle competenze per gli allievi, sono diventati, negli anni, dei complici dei prediletti figli, hanno spesso scavato  trincee per difendersi da quei docenti che vorrebbero fare il proprio dovere, si sono inseriti nella didattica senza alcuna competenza, hanno giudicato i docenti senza cognizione di causa, hanno perorato cause particolari (le proprie) senza pensare al dovere del docente di pensare a tutta la classe. Prova a bocciare un fanciullo e ti ritrovi al TAR. 

Potrei dilungarmi sull'aumento della burocrazia, della presenza di ragazzi extracomunitari o comunque inseriti senza competenze linguistiche e culturali rallentando e costringendo gli insegnanti a gimkane didattiche...
Risultato: siamo i più ignoranti d'Europa e dodicesimi al mondo nella poco invidiabile classifica dei peggiori. Si si, proprio noi che abbiamo il record di siti UNESCO, beni culturali infiniti, bellezza ovunque, noi che abbiamo geneticamente la discendenza degli uomini migliori della storia, dell'arte e della scienza.. 

Poi arriva la quarantena per il Covid e si scopre che i nostri docenti fanno miracoli, impegnandosi allo spasimo, tra piattaforme didattiche, nuovi sistemi, telefonate di controllo e motivazione degli studenti, spesso spaesati. Lasciati soli senza esperienza hanno recuperato anni di innovazione tecnologica. La scuola ha fatto il possibile e ben di più. Ora teme che alla riapertura dovrà integrare la didattica a distanza con quella tradizionale ... potrebbe essere una rottura di scatole non da poco. 
L'Italia è stata l'ultima a pensare di riaprire le scuole dopo la quarantena e questo la dice lunga su come considera l'insegnamento, in un parossistico via vai di ipotesi e progetti, rimandi e ipotesi ... con un ministro che "non mi sembra attrezzato". Prima il campionato (ci mancherebbe) e poi ... adda passà a nuttata.

Eppure proprio quei docenti sono l'anima di molti nostri ricordi, i monumenti delle nostre memorie, gli artefici di tanta parte della nostra vita, quando la scuola non aveva abdicato al suo ruolo e al suo prestigio. Quante parole, letture, concetti, insegnamenti sono rimasti in noi dalla voce di quegli insegnati. Ce ne sono stati tanti e ce ne sono ancora ma immersi in una scuola che non è pensata in modo adeguato per essere quel motore sociale e culturale che un paese avanzato dovrebbe avere. Ah già, è estate ... se ne riparla a settembre.

Mentalmente normale, NormaMentale, Marco Cestelli

Vogliamo “li sordi che ci cacciano in tasca dall’Europa, quelli che cce devono da”.

  Ho la spiacevole, ma netta, sensazione che il "glorioso popolo italico" non abbia contezza di cosa sia il  Piano Nazionale di Ri...