No, non c’è nessun privilegio ad avere “ant’anni”, molto
meglio “enti o enta”. L’età non regala gioia in confronto alla giovinezza. Però
un privilegio, noi Anta, lo abbiamo indubbiamente avuto: la musica.
Abbiamo avuto la fortuna di conoscere e la miglior musica
degli ultimi 100 anni, di viverla intensamente, e lo abbiamo fatto con la
ritualità, l’attesa e la conquista, che si riservano alle cose importanti.
“In principio furono i Beatles”, quelle canzoni, che ho
vissuto solo dopo che Yoko Ono (la strega maledetta) aveva ormai compiuto la
sacrilega opera di dissoluzione del gruppo musicale più famoso del mondo
(sempre che sia stata lei, non saprei davvero ma fa comodo dare la colpa ad una
icona negativa), furono l’inizio di una rivoluzione giovanile. Non è vero?
Forse no ma sono rimasti il simbolo di un momento storico: ragazzi c’è musica
per voi. Il mio maestro alle elementari,
li considerava, a posteriori, l’inizio della fine, roba da poco venduta per
molto, un’inspiegabile prodromo della decadenza dei tempi.
Poi le illuminazioni musicali presero a farsi serie: per me
Pink Floid e Genesis. Poi David Bowie e,
per i più moderati, Elton John. Ogni disco che avrebbe visto la luce veniva
anticipato da un tam tam di attese, li ascoltavamo negli stereo (magari)
rigorosamente in 33 giri.
E gli italiani? Battisti, De André, tutta l’epopea dei
cantautori, impegnati politicamente (sigh, sempre di sinistra) e i grandi
interpreti che ascoltiamo ancora oggi, Mina e la Vanoni, Mia Martini ...
Poi arrivarono le radio private, iniziò l’orgia musicale
degli anni ’80, l’equivalente della V Banda TV con le televisioni locali e l’esplosione
di Fininvest. Jeans Levi’s e Fiorucci, magliette Fruit of the Loom…
Noi ascoltavamo e commentavamo, partigiani di quello o di
questo, come quando si parla di calcio con la differenza sostanziale della
parità di genere: la musica riguardava anche le donne. Il miglior batterista (Ian Paice? Bonham? Phil Collins?) oppure chi il miglior solista di
chitarra elettrica, quado le Fender Stratocaster “piangevano e parlavano” in
assoli lunghi quando un pranzo, e dove Gilmour andava oggettivamente per la
maggiore (era anche di molto belloccio, il che non guastava). Il “povero Ringo
Star” l’unico vero sfigato (si fa per dire) della storia musicale: bruttino e
bravino ma … Beatles.
E le parole
dei cantautori divennero le nostre parole, le cantavamo assieme quando
trovavamo qualcuno che suonava la chitarra, le sapevamo a memoria. Erano vere
poesie e non ce ne rendevamo completamente conto, anche nella “leggerezza” de “la
canzone del sole” o nelle visioni intimiste e impegnate di De André, nelle prolusioni
“proletarie” di Guccini; per me e per molti furono letteratura viva, pulsante,
vitale.
I più
esotici leggevano classifiche straniere, “The dark side of the moon” in
classifica per un’era geologica dei primi 100 di Bilboard… E cresceva costante
e prepotente la mitologia anglosassone per cui l’Inghilterra sembrava la terra
promessa della civiltà e del progresso giovanile (ma quando mai).
Oggi
rimangono i ricordi e Youtube che ci dà tutto e di più, brani e concerti e
persino i testi con un click, e mi viene una tristezza vedere quegli eroi
musicali, ormai vecchiotti, che insistono a tenere capelli lunghi (bianchi o
tinti) e ballettare con movimenti pelvici sui palchi come facevano un tempo,
quando erano icone, modelli o veri e propri sex symbol. Ma sanno suonare e suonano
ancora perché la musica ’70 e ’80 si basava anche sul virtuosismo e non sui
computer e basi preconfezionate, e sanno cantare davvero … ancora.
Come ogni
generazione che si rispetti sento la musica attuale e la commisero pietosamente
quando l’unico davvero degno di essere commiserato sono solo io che invecchio e
“non capisco” come fecero con i miei gusti musicali ai miei tempi.
Ma c’è luce
in fondo al tunnel, grazie ad un film sono tornati e apprezzati i Queen, i miei
figli li ascoltano e cantano e io, da buon “Anta”, li guardo con aria di
sufficienza e compiacimento … “ah, allora anche voi …”
Mentalmente normale, NormaMentale, Marco Cestelli
Caro il mio Orso Grigio ( ti posso chiamare solo io così, ho il marchio depositato..), i ricordi di tutte le cose belle e vere che hai menzionato, ci ( mi ) tengono in vita al cospetto della totale falsità del mondo attuale ( i cinesi a confronto sono dilettanti). Grazie
RispondiEliminaSono ricordi bellissimi ...
EliminaBel "pezzo" Marco, ricordi e nostalgia...
RispondiEliminaGrazie mille
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