10 luglio 2020

Il privilegio degli ... "ant'anni"


No, non c’è nessun privilegio ad avere “ant’anni”, molto meglio “enti o enta”. L’età non regala gioia in confronto alla giovinezza. Però un privilegio, noi Anta, lo abbiamo indubbiamente avuto: la musica.

Abbiamo avuto la fortuna di conoscere e la miglior musica degli ultimi 100 anni, di viverla intensamente, e lo abbiamo fatto con la ritualità, l’attesa e la conquista, che si riservano alle cose importanti.

“In principio furono i Beatles”, quelle canzoni, che ho vissuto solo dopo che Yoko Ono (la strega maledetta) aveva ormai compiuto la sacrilega opera di dissoluzione del gruppo musicale più famoso del mondo (sempre che sia stata lei, non saprei davvero ma fa comodo dare la colpa ad una icona negativa), furono l’inizio di una rivoluzione giovanile. Non è vero? Forse no ma sono rimasti il simbolo di un momento storico: ragazzi c’è musica per voi.  Il mio maestro alle elementari, li considerava, a posteriori, l’inizio della fine, roba da poco venduta per molto, un’inspiegabile prodromo della decadenza dei tempi.

Poi le illuminazioni musicali presero a farsi serie: per me Pink Floid e Genesis.  Poi David Bowie e, per i più moderati, Elton John. Ogni disco che avrebbe visto la luce veniva anticipato da un tam tam di attese, li ascoltavamo negli stereo (magari) rigorosamente in 33 giri.

E gli italiani? Battisti, De André, tutta l’epopea dei cantautori, impegnati politicamente (sigh, sempre di sinistra) e i grandi interpreti che ascoltiamo ancora oggi, Mina e la Vanoni, Mia Martini ...

Poi arrivarono le radio private, iniziò l’orgia musicale degli anni ’80, l’equivalente della V Banda TV con le televisioni locali e l’esplosione di Fininvest. Jeans Levi’s e Fiorucci, magliette Fruit of the Loom…

Noi ascoltavamo e commentavamo, partigiani di quello o di questo, come quando si parla di calcio con la differenza sostanziale della parità di genere: la musica riguardava anche le donne. Il miglior batterista (Ian Paice? Bonham? Phil Collins?) oppure chi il miglior solista di chitarra elettrica, quado le Fender Stratocaster “piangevano e parlavano” in assoli lunghi quando un pranzo, e dove Gilmour andava oggettivamente per la maggiore (era anche di molto belloccio, il che non guastava). Il “povero Ringo Star” l’unico vero sfigato (si fa per dire) della storia musicale: bruttino e bravino ma … Beatles.

E le parole dei cantautori divennero le nostre parole, le cantavamo assieme quando trovavamo qualcuno che suonava la chitarra, le sapevamo a memoria. Erano vere poesie e non ce ne rendevamo completamente conto, anche nella “leggerezza” de “la canzone del sole” o nelle visioni intimiste e impegnate di De André, nelle prolusioni “proletarie” di Guccini; per me e per molti furono letteratura viva, pulsante, vitale.

I più esotici leggevano classifiche straniere, “The dark side of the moon” in classifica per un’era geologica dei primi 100 di Bilboard… E cresceva costante e prepotente la mitologia anglosassone per cui l’Inghilterra sembrava la terra promessa della civiltà e del progresso giovanile (ma quando mai).

Oggi rimangono i ricordi e Youtube che ci dà tutto e di più, brani e concerti e persino i testi con un click, e mi viene una tristezza vedere quegli eroi musicali, ormai vecchiotti, che insistono a tenere capelli lunghi (bianchi o tinti) e ballettare con movimenti pelvici sui palchi come facevano un tempo, quando erano icone, modelli o veri e propri sex symbol. Ma sanno suonare e suonano ancora perché la musica ’70 e ’80 si basava anche sul virtuosismo e non sui computer e basi preconfezionate, e sanno cantare davvero … ancora.

Come ogni generazione che si rispetti sento la musica attuale e la commisero pietosamente quando l’unico davvero degno di essere commiserato sono solo io che invecchio e “non capisco” come fecero con i miei gusti musicali ai miei tempi.

Ma c’è luce in fondo al tunnel, grazie ad un film sono tornati e apprezzati i Queen, i miei figli li ascoltano e cantano e io, da buon “Anta”, li guardo con aria di sufficienza e compiacimento … “ah, allora anche voi …”

Mentalmente normale, NormaMentale, Marco Cestelli

5 commenti:

  1. Caro il mio Orso Grigio ( ti posso chiamare solo io così, ho il marchio depositato..), i ricordi di tutte le cose belle e vere che hai menzionato, ci ( mi ) tengono in vita al cospetto della totale falsità del mondo attuale ( i cinesi a confronto sono dilettanti). Grazie

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  2. Bel "pezzo" Marco, ricordi e nostalgia...

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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