14 luglio 2020

Talvolta si ha l'illusione di vivere in un paese normale, "ma anche no"! (Autostrade)


Appunti sull'imprenditoria italiana (e il caso Autostrade): ogni imprenditore cerca di fare il bene della propria azienda, questa è la natura del capitalismo; lo Stato ha il diritto/dovere di incanalare questa insopprimibile tendenza verso il bene comune creando ricchezza, distribuendola anche ai più deboli, regolamentando la libertà di impresa nel modo più virtuoso possibile. Per tutti.  
Nel paese del "tengo famiglia", recordland di corruzione e concussione, l'impresa è di due tipi: quella che si basa sulla sopportazione delle regole e quella che cerca scorciatoie e mangiatoie, in accordo e complicità con la politica, i politici, quindi lo Stato e gli enti pubblici.

Di fatto in Italia c'è una casta politica (innegabile e ben riconosciuta) e una casta privilegiata di imprenditori, Tronchetti Provera e Benetton sono di questa categoria per colpa di una politica cialtrona o sbadata.

Dare beni pubblici alla gestione privata è una buona idea se crea concorrenza ma se cedo beni pagati da tutti che non hanno concorrenza e si danno regole astruse a beneficio privato, si crea un danno per tutti: la rete telefonica e autostradale non ha una struttura simile concorrente, è unica, pagata da tutti per decenni; questo vale per le reti telefoniche come quelle autostradali. 

Quindi si stipula un contratto e su quello si basa il tutto. Il governo Prodi (che io non ho votato) mise delle regole ragionevoli a vantaggio di tutti (controlli, costi, revisioni, standard di servizio, margini di guadagno del privato), poi i Benetton finanziarono nel 2006 la Lega (di Bossi e Salvini già all'epoca) e nel 2008 il governo Berlusconi (che ho votato, Ministro Meloni alle politiche giovanili) tolse i vincoli e "sbracò" a vantaggio dell'imprenditore veneto. Mea culpa. 

Ora il contratto c'è e va rispettato (dura lex sed lex): dunque o lo Stato si impone e paga penali tra i 7 e i 23 miliardi che non ha, oppure trova un accordo. Il ponte Morandi è responsabilità dei Benetton e la loro sete di profitto? Se la Magistratura appura questo l'ASPI (autostrade) pagherà un risarcimento congruo alle vittime del crollo e tutti i costi della ricostruzione, più i danni economici alle aziende dovute alla mancata circolazione. Se fosse, per ipotesi, crollato perchè un aereo di linea è andato a sbattere contro il ponte, sarebbe la compagnia aerea a farsene carico.

Lo stato tratti con i Benetton, non faccia battaglie ideologiche che non ci possiamo permettere, cerchi di migliorare, limare, soppesare, scrivere di nuovo un accordo, venga a patti (vantaggiosi) ma sempre in punta di diritto. Corregga la scellerata scelta dei politici precedenti ma non sia ridicolo per i titoli dei giornali. 

Invece di riformare il mondo dei rapporti imprenditoriali "assistiti e parassitari" di una casta imprenditoriale che privatizza i profitti e pubblica le perdite, ovvero il metodo mafioso dei colletti bianchi, quasi un neo feudalesimo capitalistico che mortifica una nazione europea appena decente, assistiamo alla reazione isterica, fanciullesca e ridicola che i 5S esprimono: il ponte è crollato per colpa vostra, e noi vi togliamo il giochino.  

E' tutto molto ridicolo, solo a vantaggio dei giornali di basso profilo, grandi titoli sui giornali per ingannare i deboli culturali che bevono la notizia e non ragionano da statisti (e non hanno il dovere). Si parla alla pancia e non alla testa.

Mentalmente Normale, NormaMentale, Marco Cestelli

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