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"Quel giorno il Governo, ormai ridotto da tempo ad un mero consiglio di amministrazione nazionale, decise i parametri dei nuovi referendum: nel nuovo panorama democratico non esistevano più i partiti ai quali non credeva più nessuno, ridotti com'erano a semplici contenitori di mutevoli opinioni, rissosi e chiassosi, capaci solo di litigare sulla base del consenso vuoto e inconsapevole. I partiti non proponevano più visioni e progetti sociali ma gestivano soltanto il consenso attraverso raffinate analisi degli umori, banderuole al vento della sensazione, senza più uomini e leader capaci di dare un disegno del futuro prossimo venturo, legati sempre all'imminente sentire senza pensare ai giovani e al futuro. Pertanto l'unica soluzione fu la possibilità di creare un enorme consiglio di amministrazione nazionale parcellizzando la partecipazione di professioni e sensibilità, categorie e religioni, appartenenze etniche e sociali.
Quel giorno la neodemocrazia razionale doveva decidere se permettere la scelta
del colore della pelle e dei capelli del futuro figlio attraverso l'ingegneria
genetica nel concepimento in provetta, poi un referendum istantaneo
sull'introduzione di nuove centrali nucleari a fusione fredda per rispondere
alla maggior domanda di energia. Per il primo la commissione governativa
stabilì i parametri nel seguente modo: medici, biologi, filosofi e religiosi
coefficiente 2.3, laureati in materie tecnologiche 1.6, laureati in materie
umanistiche 1.4, diplomati 0.4 meno dei laureati, non diplomati, disoccupati e
massaie 0.6 il coefficiente totale, madri e padri aggiungono 0.2 al loro coefficiente
di cui sopra. Pertanto ogni voto non vale uno come ai tempi della democrazia
classica, bensì il voto viene pesato in base alle specifiche competenze."
Non si può imporre un regime democratico,
non funziona mai senza una laica presenza costante di principi etici condivisi
e comuni. Soprattutto non può esistere vera democrazia senza una diffusa
scolarizzazione e conoscenza storica, un'autonomia di pensiero e conseguente
capacità di analisi. Mi si potrebbe obiettare che le masse non possiedono quasi
mai tali caratteristiche, ed è vero; ma un tempo bastava il sano buonsenso e
una credibile esperienza di economia familiare per determinare una
partecipazione intelligente alle istituzioni democratiche.
Poi le cose sono cambiate negli anni per
pochi, profondi, circostanziati motivi: crollo del muro di Berlino e fine delle
grandi famiglie ideologiche post belliche
nuove tecnologie e conseguente globalizzazione dei sistemi di informazione,
commercializzazione e della finanza
fine della società basata sulla condivisione sociale, sulla famiglia, e inizio
della individualità tipicizzata ed esasperata
Se mettessimo idealmente questi
fattori in un mixer e lo scuotessimo ben bene otterremmo una società liquida
come quella che stiamo vivendo quotidianamente. Non esistono più le ideologie e
quindi neppure lo studio della storicizzazione delle medesime, non si
condividono pensieri e discussioni, non ci sono più partiti o pulpiti religiosi
che mediano il pensiero o che raccolgano gli umori sociali e comuni e li
riportino in alto nella politica democratica. Ognuno pensa di essere una monade
politica che partecipa al grande gioco della democrazia attraverso il filtro
della propria esperienza personale. Ognuno di noi ascolta solo quello che ama
sentire. Perché tutto questo? Perché i partiti sono diventati gestori di
consenso, raccoglitori di umori, propositori di sensazioni, erogatori di slogan
che prefigurano risposte semplici a problemi complessi. In poche parole la
politica e quindi la vita democratica non si basa sull'analisi e la
condivisione delle analisi e delle soluzioni, bensì si affida alle dinamiche
commerciali.
mentalmente normale, NormaMentale, Marco Cestelli
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