20 settembre 2020

Al Borgo, quanto ci lamentiamo, quanto poco pensiamo

“Chaiers de doléance”, il quaderno delle lamentele che coinvolge tutti noi borghesi di nascita, quelli che hanno sentito la calda coperta della Buitoni sulle spalle, che hanno vissuto in un paese benestante e vivo quando gli altri lo erano di meno, spesso molto meno. Era il paese dei veglioni col vestito da sera, dei bei negozi e delle tante attività, dei circoli, delle fabbriche e del benessere diffuso. Potrei continuare a lungo ma Sansepolcro era davvero “avanti”. Leggo spesso nostalgici racconti e lamentele sulla nostra città perché, evidentemente, ci è più facile vivere d ricordi che non affrontare, da comunità, la realtà odierna. E oggi, quindi? Non siamo affatto messi male. Con la differenza che sono cambiati i connotati dell’economia, della macro economia: ma come poteva essere diversamente se non abbiamo mai saputo ottenere una rappresentanza politica degna di questo nome e, anzi, abbiamo deriso (orma secoli fa) l’unico politico di peso reale?  Perché ci lamentiamo del nostro scarso peso politico quando non sappiamo organizzarci davvero per ottenere qualcosa? I politici locali quanto possono incidere e fare di diverso? Vi ricordate l’ultima volta che “il popolo” del Borgo si è ribellato e ha ottenuto qualcosa? Probabilmente no, ve lo ricordo io: quando un gruppo di ragazzi napoletani fece il diavolo a 4 al Borgo, picchiò delle persone, girava con pittbull senza guinzaglio, atteggiamenti violenti e intimidatori …. Manifestammo davanti al comune e di lì a poco il problema venne risolto. Eravamo 600, convocati per telefono o al bar, altro che social network.

La verità ultima consiste nel fatto che non siamo più un popolo, non siamo più una comunità; siamo una somma di individualità che si aggregano per interessi (di qualsiasi tipo). A mia memoria, siamo 16 mila abitanti da sempre, pertanto è ovvio che il ricambio ha annacquato di gran lunga la comunità dei Borghesi. Quando ero ragazzo il Telebar era pieno a tutte le ore, oggi è chiuso, vivevamo sempre in centro per il corso, oggi spesso è vuoto, il Massi era il più bel negozio della vallata, oggi è chiuso, la Balestra era il migliore hotel, oggi è chiuso, la Buitoni era una multinazionale convalescente, oggi il marchio è in mano altrui, ecc. non sempre c’è una colpa specifica, il mondo va verso le città, non è un paese per giovani (in generale). L’ E-commerce uccide i negozi dappertutto, perché pensare che da noi sia tanto diverso? La gente si incontra sui social perché noi dovremmo essere diversi?

Proprio noi Borghesi che misuriamo tutto con l’economia non sappiamo valorizzare le cose che contano moltissimo e che abbiamo: Aboca è un’azienda straordinaria che importa laureati da mezza Italia e dà lavoro a moltissime persone, eppure ci si lamenta dell’imprenditore che compra mezzo Borgo; abbiamo una discreta varietà di imprese, in più settori quindi meno sensibile al crollo dei singoli mercati, eppure viviamo ancora nella nostalgia della Madre Buitoni (che permetteva di tutto e di più); il turismo è aumentato molto grazie alle amministrazioni comunali e al “solito Piero” ma anche grazie ai camminatori, ad attività come Kilowatt e Caserma Archeologica, che al Borgo si conoscono poco e perlopiù snobbiamo. Abbiamo una delle pochissime tradizioni ininterrotte nei secoli ma non abbiamo capito ancora come utilizzarla e cosa farci. Abbiamo ancora un’ottima ristorazione, ottime tradizioni culinarie e materie prime (tranne il vino), e Sansepolcro è oggettivamente molto bella (come lo sono in tanti posti in Italia ma qui siamo ancora in Toscana e me lo dicono tutti quelli che la visitano). Abbiamo natura, acqua, aria buona, fauna, storia, buona posizione geografica. Abbiamo un ottimo Liceo, buone scuole e insegnati davvero in gamba e innovativi ma non mi sembra che qualcuno li interpelli. Siamo provinciali, siamo individui, non siamo comunità: quando mancano idee collettive saltano fuori solo le idee individuali che generano impresa privata (per fortuna ci sono) ma mancano visioni di insieme.

La ricchezza, nostro eterno metro di misura del benessere sociale, o si estrae (petrolio, minerali), o si coltiva (es: tabacco, meglio se bio), o si trasforma (da una materia prima al prodotto finito) o si inventa con le idee. Oppure te lo dà lo Stato ma di solito questo a noi ci tocca poco.

Il prossimo anno avremo le elezioni amministrative, avremo concittadini che ci racconteranno le loro idee (spesso astratte) per ottenere il nostro voto, e grazie a Dio saranno tutte persone perbene (come l’attuale Sindaco e Giunta) cosa non scontata in questa nazione; giudichiamoli dalle idee reali, programmi e progetti reali, realizzabili, per i quali sono disposti a crederci davvero e a battersi. E aiutiamoli, facciamo squadra, cooperiamo. Io non ho nessunissima voglia di partecipare alla vita amministrativa di Sansepolcro, nessuna, ma ho idee e da semplice cittadino sono pronto a metterle a disposizione di chiunque.

Marco Cestelli


 

2 commenti:

  1. Caro Marco, grazie per le tue analisi sempre lucide e positive. In effetti il Borgo potrà rinascere solo con un ambizioso cambio di paradigma culturale. Essere comunità significa in concreto rispetto della dignità di tutti e solidarietà. Un cammino condiviso in amicizia civile, che stride con un individualismo anarcoide sempre pronto al (pre)giudizio acido verso qualsiasi iniziativa. Ricreare un clima di relazioni di fiducia è la premessa necessaria per ogni crescita civile, economica e politica senza rincorrere poltrone inconsistenti e per una visione di sviluppo che richiede impegno e generosità gratuita dentro e fuori le istituzioni.

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