È difficile definire un contenitore politico come il Partito
Democratico, dalla “nobile” storia, dal travagliato passato, dall’ecumenismo
recente, alle diaspore ultime.
Erede “senza se e senza ma” del PCI di Togliatti e Berlinguer,
dei Pajetta e Scoccimarro, Occhetto, D’Alema, della Resistenza, dell’antifascismo,
dei filosovietici, dell’Eurocomunismo, dell’antieuropeismo, dell’anti Nato, anti
USA, anticlericale, delle feste dell’Unità. Il PD è l’erede anche di quel
pentolone in cui bolliva (e in parte bolle ancora) quel brodo di coltura “di
lotta e di governo”, del sindacalismo (dal migliore al più stupido e bieco), dell’operaismo,
dell’intellighenzia intellettuale, del politicamente corretto, del radical
chic, del post freak, delle BR (i compagni che sbagliano), dell’egemonia
culturale degli intellettuali, dei cantautori, delle università e dei movimenti
studenteschi, dell’opposizione (presunta e feroce) alla DC di governo nazionale
e della gestione delle regioni province e comuni, delle Coop, delle cooperative,
dei giornali.
Poi un giorno crollò il muro di Berlino e il PCI scoprì, se
ce ne fosse stato bisogno, che qualcosa era andato storto, forse i komunisti
non avevano capito cos’era il comunismo ma un …. MIRACOLO salvò gli eredi di
Togliatti: “mani pulite” e un democristiano DOC (Mariotto Segni) scalpellarono
con il martello pneumatico tutto il basamento marmorei del pentapartito della Prima
Repubblica e rimase solo “lui” dalle macerie di quel passato: il PCI, poi DS, poi
PDS, poi PD, che con la Margherita giocò alla nuova DC, il partito nazione, in
contrapposizione al “mostro” di Arcore, i girotondi. Occhetto sconfitto, D’Alema anima grigia,
Scalfaro, Prodi, Veltroni, Bersani, Renzi, Zingaretti. E siamo ad oggi.
Oggi il PD è l’ultimo dei partiti a “conduzione” ideologica,
l’ultimo dei mohicani politici (tradizionali), il contenitore del potere: ha in
mano, se così si può dire, quasi tutto il potere che conta davvero, tranne la
maggioranza dei voti. Presidenza della Repubblica, Ministri chiave, commissioni
importanti, commissario europeo, presidente Parlamento Europeo, magistratura,
posti chiave nel “deep state” italiano, funzionari in ogni dove all’interno dei
meccanismi nazionali, magistratura praticamente al gran completo, poi banche,
sindacati, cooperative e regioni, …
Insomma il PD è l’unico partito vero ed è il più potente e
credibile. Perché? Per colpa degli altri, naturalmente. Perché (tra i grandi) è
il meno stupido, il meno caciarone, il meno confusionario, il più presentabile
in UE, il meno peggio. Per fare cosa? Ah questo non si sa, io non l’ho capito.
L’unico progetto intellegibile consiste nel tenere fuori dal governo Salvini e
Meloni, arrivare al 2023 ed eleggere un Presidente della Repubblica
ragionevole.
Da quando il PD ha votato (e festeggiato tra i suoi
maggiorenti) la sconfitta del referendum di Renzi sta lì ad aspettare che gli
altri partiti scuotano il pero e facciano cadere i voti (per contrasto) a loro
favore, ottenendo un pur ragguardevole 20%. Appoggiano Conte (l’ultimo
democristiano) e subiscono i M5S, non sanno cosa vogliono e, soprattutto, non
sanno come ottenerlo. Per esempio, sui migranti è persino patetico, diviso tra “Ius
Soli” e i decreti Salvini che son sempre lì, ha al proprio interno l’unico
personaggio capace di gestire questa grana (Minniti) ma lo lascia ai margini di
tutto.
Forse la crisi (terribile) che arriverà presto, porterà una
forzatura a cui il governo attuale dovrà far fronte sciogliendosi e
reinventandosi, forse in quel momento il PD si ricorderà che è il meno peggio
(tra i grandi) e che dovrà fare i conti con la realtà. Forse (illusione 1) non
guarderà ai voti e ai sondaggi ma alla conduzione reale del paese. Forse
(illusione 2) si scrollerà di dosso l’insipienza attuale per far finta di
essere al capezzale di un paese morente, tale anche per colpa sua.
Mentalmente Normale, Normamentale, Marco Cestelli
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