Diminuire il numero dei parlamentari, attraverso il referendum,
è un osso da dare in bocca ai cani dell’antipolitica, va benissimo, nessun
problema, risparmieremo, forse, il costo di un caffè all’anno a testa. Niente
di male per quello che sembrano valere i parlamentari e la loro qualità. È una
battaglia identitaria dei M5S, una delle ultime roccaforti del loro “pensiero”
politico prima della fine; come diceva il mio indimenticabile amico, Omero Roti, “sono
gli ultimi botti prima della fine dei fuochi d’artificio”.
Non è una riforma perché aumenta solo il numero di elettori
rappresentato da un eletto.
Altra cosa era la riforma (vera) proposta da Renzi e Boschi,
tagliare una camera intera, distruggere il bicameralismo perfetto. Ma ahimè
(inveite pure) hanno perso, 60 a 40, gli italiani hanno preferito mantenere il
bicameralismo e difendere la “più bella Costituzione del mondo”.
Così avremo il proporzionale (puro o con sbarramento) e
quindi subiremo la scelta dei politici fatta dalle segreterie.
L’unico sistema, a mio avviso, che può funzionare è il mono
candidato per collegio, il doppio turno alla francese, dove i partiti dovrebbero
ingegnarsi a presentare persone credibili affinché vincano i loro collegi,
magari a dispetto delle tendenze politiche del collegio stesso. Fu il
Mattarellum (con 25% di redistribuzione dei rappresentanti su base
proporzionale) l’ultima legge efficace con cui votammo dal 1994 al 2005 grazie
al referendum proposto da Antonio Segni. Poi via via si cambiò in peggio perché
le segreterie dei partiti decisero che “gli italiani non sanno votare”. Con il Mattarellum, oggi, avremo un governo
stabile dominato dai M5S che, piaccia o non piaccia, è stato di gran lunga il più
votato dal popolo sovrano. E e prossime sarebbe dominato da Salvini e Meloni,
magari con FI, che, piaccia o non piaccia, sembra raccogliere oggi il 45%,
almeno, dei consensi. Scelte chiare, governi chiari, sin dalla sera delle
votazioni.
E così avremo governi di inciuci, accordi e accordicchi,
parlamentari piazzati dalle “illuminate” segreterie dei partiti. Quindi votiamo pure al referendum, SI o NO
cambia poco in termini economici, si diminuisce solo la possibilità (a volte il
caso…) che entrino persone intelligenti e serie, ma non mi opporrò certo alla
famelica voglia popolare di farla pagare alla Casta.
“Nessuna riforma elettorale potrà mai surrogare ad una
classe politica di quart’ordine” (C. De Gaulle)
mentalmente normale, NormaMentale, Marco Cestelli
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